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Intervista a Clo.ser per il suo nuovo album “Magenta”

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Magenta è il nuovo album di Clo.ser. Il disco esplora tematiche profonde, ponendo domande che risuonano con chiunque stia cercando il proprio posto nel mondo o stia affrontando le proprie battaglie personali. L’artista ce ne parla:

Benvenuto, Clo.ser! “Magenta” sembra essere un passo avanti rispetto ai tuoi lavori precedenti in termini di complessità emotiva. Come ti sei preparato per affrontare queste nuove sfide artistiche?

Buongiorno a tutti e grazie! Credo di aver lavorato molto per cercare di esprimere in musica tante sfaccettature della mia emotività, concentrandomi in particolare sulla coerenza tra il messaggio che il testo veicola e le atmosfere nelle quali si muove, attraverso la melodia e l’armonia dei brani.

In “Adesso parto per Berlino”, esplori il tema della fuga e della tensione in una relazione. C’è una storia personale dietro questa canzone o è ispirata da osservazioni esterne?

Beccato! Il brano e’ una volontaria esasperazione, per meri scopi artististici, di una vicenda personale… le relazioni più strette fanno i conti con questioni di vita quotidiana, umori e scadenze, e la tensione può facilmente salire. L’espressione “…Adesso me ne vado!” è un classico dei classici, che io ho rivisitato.

La traccia “Marino” sembra evocare una certa nostalgia e affetto per un personaggio complesso. Chi è Marino per te e cosa speri di comunicare attraverso questo brano?

Marino è una persona in carne ed ossa, un musicista sulla sessantina che non gode di ottima salute, ma che ha un modo di fare straordinariamente gioviale e aperto. La sua voce è potente e trasmette allegria, il suo passo malsicuro. In qualche modo, essendo lui veneziano, mi ricorda Venezia, il suo magnetismo e le sue problematiche. La mia conoscenza con Marino è approssimativa, tuttavia mi ha sempre affascinato il suo essere così positivo, perlomeno in apparenza, e la sua voglia di comunicare. Con questo brano, voglio semplicemente presentarvi un amico.

C’è un filo conduttore che unisce tutte le tracce dell’album? Come hai deciso l’ordine delle canzoni per raccontare una storia coerente?

“Magenta” ha un’unica volontà: quella di condividere un viaggio fatto di riflessioni ed emozioni, di tante domande e poche risposte, perché il tempo passa e sembra talvolta divertirsi a farci sentire piccoli, inadeguati e ignoranti, in preda ai nostri contorsionismi mentali. L’ordine dell’album non è esattamente casuale: “la giostra” è l’incipit ideale del viaggio, ricorda quanto sia necessario mettersi in gioco sempre; “Magenta” (il brano, ndr) rinforza il concetto, auspicando una svolta; quindi, ogni brano racconta un accadimento o un incontro, è una tappa di un percorso che alterna introspezione a tematiche sociali. La canzone “I soldati della sensazione”, che chiude l’album, ha effettivamente un che di conclusivo; è un racconto di moderna follia, e la testimonianza attonita di una necessità di attenzioni quasi immatura e fanciullesca, propria di un’umanità sempre più spesso debole e disorientata.

Qual è stata la reazione del tuo pubblico fino ad ora rispetto a “Magenta”? Ci sono state delle risposte o delle interpretazioni che ti hanno sorpreso?

Il riscontro sembra positivo. Chi mi conosce approssimativamente, forse, non si aspettava da me questo mood introspettivo; chi, invece, mi segue da più tempo, in realtà, non è sorpreso. Devo dire che interpretazioni bizzarre non ce ne sono state, almeno fino ad oggi. In certi brani, nei quali suono la anche la chitarra solista, qualcuno mi ha chiesto: “Ha suonato Daniele (Diliberto, ndr) qua, vero?” In realtà, Daniele, che reputo un grande chitarrista, mi ha aiutato solo in “Amore conforme”. Sono un chitarrista ritmico dalla notte dei tempi, e una domanda del genere fa sì che io mi batta selvaggiamente il petto, per orgoglio, tipo Tarzan.

 

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