Seguo i Gate66 fin dal loro primo singolo La tecnica del doppio e, da allora, non mi sono perso nessuna delle loro uscite. Ho ascoltato ogni brano con curiosità e spesso con un certo entusiasmo, perché mi piace la loro capacità di unire immaginazione e suoni elettronici senza sembrare mai banali. Per questo aspettavo Balcanica con una certa ansia, curioso di capire in che direzione si sarebbero mossi stavolta.
Devo dire che preferisco quasi sempre i loro pezzi originali ai remix: mi sembra che lì riescano a dare il meglio, con più libertà creativa e meno “costrizioni” sonore. E Balcanica va proprio in questa direzione: un brano originale, costruito su atmosfere elettroniche dal respiro cinematografico, che unisce pulsazioni anni ’80 e un concept quasi distopico.
Il pezzo è sicuramente curato nei dettagli – come sempre nei lavori del duo – e tecnicamente non c’è nulla fuori posto: i synth sono nitidi, la ritmica è precisa, la produzione pulita. Nonostante questo, non posso dire che sia tra i miei preferiti: il ritornello, pur ben fatto, non mi resta particolarmente in testa e ho trovato il brano più “di atmosfera” che davvero incisivo.
Detto questo, l’ascolto è piacevole e Balcanica ha quella coerenza che apprezzo nei Gate66: un filo conduttore sonoro e visivo (il videoclip è molto interessante) che ti fa entrare nel loro universo. Non è forse il loro pezzo più memorabile, ma conferma che il progetto sta andando avanti con idee chiare e un’identità precisa.
Per chi li segue da tempo, come me, Balcanica è un nuovo tassello di un percorso che merita di essere seguito. Per chi non li conosce ancora, è un buon punto di partenza per entrare nel loro mondo fatto di elettronica, viaggi nel tempo e immaginari futuri.

