Ho seguito BOHRIS fin dai suoi primi lavori, quando la notte e la luna sembravano essere i suoi orizzonti naturali — luoghi di rifugio e di ispirazione. Per questo, ascoltare “Così” mi ha spiazzato, in senso bello. È come se l’artista avesse aperto una finestra dopo tanto tempo passato a guardare il cielo, lasciando entrare la luce del giorno e, con essa, i ricordi.
Qui l’elettronica non è più una corazza, ma un respiro: i synth sono morbidi, la voce più vulnerabile. Tutto suona più umano, più vicino. Si sente la nostalgia, ma è una nostalgia dolce, che accarezza invece di ferire.
Sapendo quanto BOHRIS ami costruire atmosfere notturne, mi ha colpito la scelta di spogliarsi di quell’immaginario per raccontare qualcosa di più reale, quasi tangibile. “Così” è una canzone che non ha bisogno di nascondersi dietro le ombre — parla di ricordi, di mancanze e di piccoli momenti da non dimenticare.
È un passo nuovo, forse inatteso, ma sincero. E proprio per questo, necessario.

