Con “Un posto in cui tornare”, Lapolveriera propone un EP che va dritto al cuore. La narrazione è intensa e universale, abbracciando le insicurezze e le certezze di chi cerca il proprio posto nel mondo.
Il viaggio comincia con “Caro amico mio”, un brano che parla della perdita e del conforto che risiede nei ricordi. L’arrangiamento, dolcemente malinconico, è perfetto per evocare la sensazione di un abbraccio perduto ma ancora presente nell’anima.
“La prima volta che ho odiato” si distingue per il suo approccio quasi cinematografico. Le parole dipingono il momento esatto in cui l’amore lascia spazio all’odio, un’emozione resa ancora più potente da un crescendo strumentale che sfocia in un’esplosione di chitarre e batteria.
“La guerra è finita?” è un inno al sogno e alla fatica di perseguirlo. La melodia, ottimista ma mai banale, porta con sé un messaggio di speranza senza scadere nella retorica. Un brano che sembra scritto per essere cantato a squarciagola durante un concerto.
Con “Sibilla”, Lapolveriera tocca il vertice del disco. La voce si intreccia perfettamente con quella dei Meganoidi, creando un’atmosfera in bilico tra tensione e liberazione. Il testo, dolorosamente sincero, celebra l’accettazione di sé in un mondo che tende a escludere ciò che non comprende.
Infine, “Cartolina” è una chiusura che lascia il segno. La semplicità della melodia contrasta con la complessità emotiva del testo, creando un mix che avvolge l’ascoltatore in un dolce senso di malinconia.
Lapolveriera riesce a raccontare con musica e parole le sfaccettature dell’animo umano, regalandoci un EP che è un piccolo rifugio per l’anima.