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“Il casolare sull’aia” di Paola Sbarbada Ferrari – recensione

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Che cos’è la felicità? E’ la prima domanda che sorge spontanea dopo aver letto “Il casolare sull’aia”, la
prima opera letteraria di Paola Sbarbada Ferrari. Un romanzo proiettato nell’attualità ma con le radici nel
lontano passato dove affetti, certezze, tradizioni si confondono con un’esistenza improvvisamente piena di
dubbi. Con lo scorrere delle pagine cresce il disagio che Stella, la protagonista, espone senza veli,
trasmettendo al lettore un coinvolgimento totale. La vita di una donna single che potremmo definire “in
carriera”, sicura di sè, razionale, si ritrova improvvisamente, in uno strano pomeriggio domenicale,
capatultata nel passato remoto della sua famiglia. Paola, con una penna semplice ma profonda, ci immerge
totalmente in questa atmosfera calda, avvolgente, magica tanto da sembrare inverosimile, ma anche
drammatica, da cui la protagonista non riesce più a staccarsi. Pare di sfogliare un libro a colori, quei colori
che si attivano solo grazie al filo rosso delle note di una chitarra da cui Stella non si separa mai. Ecco l’altro
elemento principe di tutti gli avvenimenti che si susseguono pagina dopo pagina: la musica. Una musica
soffusa, quasi mormorata, come la coscienza di Stella che progressivamente si ribella ad un’esistenza fin
troppo carica di vita, ma di quella vita che non porta la felicità ma tanta solitudine. Leggendo queste
bellissime pagine, ci si immerge in un dramma familiare rivelatosi taumaturgico per il futuro di questa
donna, che tra lacrime vere (senza scadere nel melenso) ed ansie, porta a ritrovare finalmente una sua
dimensione. Saranno proprio i legami familiari, le buone abitudini, il senso della vita semplice e ricca allo
stesso tempo di sentimenti, che le permetteranno di fare il salto di qualità decisivo per chiudere con il
passato, opaco, insignificante, ossessivo tra euforia e depressione. Non mancherà il colpo di scena finale
che, dopo tanta introspezione, assumerà un ritmo incalzante ma decisivo per la protagonista e per chi ne
assapora la trama.
Leggendo questa storia non si può non pensare a qualcosa di autobiografico che spinge l’autrice ad aprire il
suo cuore, facendo sgorgare gocce di emozione, stati d’animo, dubbi esistenziali ed una vita che
improvvisamente riprende vigore attraverso un racconto apparentemente fantasioso ma molto più vicino
di quanto si creda all’esistenza di tante persone. Difficilmente il lettore riuscirà a rimanere estraneo da
alcuni momenti introspettivi che chiunque, nella vita, ha sperimentato. Soprattutto nella vita moderna, che
lascia poco spazio alla riflessione, ai sentimenti, al vero senso della vita.
Una storia di vita coinvolgente, che crea un’immersione totale nei veri valori, quelli che sapranno far
emergere Stella ed i suoi avi, facendo riscoprire il bello della semplicità e dei sentimenti veri, quelli per i
quali vale la pena di vivere.
Unica avvertenza: predisporre l’animo alle emozioni, anche forti, pronti ad interrogarsi sulla propria vita,
alla scoperta della domanda iniziale: che cos’è la felicità?

Acura di Giuseppe De Carli

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