Il 24 giugno Simone Galassi ha dato alla luce “Replica”, il suo nuovo singolo. Sulla scia del precedente, “Rainbow Tempo”, abbiamo un brano il cui focus è un testo carico di sentimento, intimo e delicato. “Le cose belle finiscono sempre” canta Simone portandoci in questo mood che lui stesso definisce sappy, un mix appunto tra sad and happy. Non c’è parola migliore con cui definire questo brano: sappy.
“Replica” si ascolta con l’anima. E’ l’anima che vibra sulle note di questa canzone ed è lei che ci fa arrivare il messaggio del cantautore. Una sorta di riflessione sulle cose belle e brutte che ci sono accadute. La ricerca di un abbraccio in cui rifugiarsi per proteggersi dalla malinconia che ci pervade. La malinconia è la protagonista di questo brano. Un desiderio di ritorno ad un momento che ci ha fatto star bene e allo stesso tempo la gioia di aver vissuto attimi di felicità.
Simone Galassi ci porta in questo viaggio attraverso le emozioni e lo fa con un brano pop elettronico degno di nota. Un sali e scendi di suoni accompagnato da una voce delicata e quasi soffusa del cantautore. Un viaggio intimo e dedicato a un cuore che ha davvero voglia di ascoltare.
“Una volta lessi in un romanzo che il cactus cresce un ramo ogni volta che pende troppo da un lato, per mantenere sempre la sua posizione eretta: mi affascinò molto. Questa canzone è la celebrazione di una vita spesa finora alla ricerca dell’isola che non c’è. A volte fa male pensare di rimanere delusi e di non poterla in realtà mai trovare, così si inizia a cedere, perdere di vista le cose importanti; ma poi, proprio come il cactus, un altro braccio si aggiunge all’equilibrio e si riesce ad andare avanti.
Nessuno è perfetto, nessuno è sempre felice, ma sono sicuro che ognuno di noi a suo modo ci sta provando. Per me ‘Replica’ è una canzone “sappy“ come direbbero gli inglesi, “sad and happy” allo stesso tempo, mi fa sospirare e venir voglia di ballare.
Sono contento che questo sia accaduto. La musica è la mia terapia e quando la sua potenza mi pervade, per un attimo sono tutt’uno col mondo. Quant’è prezioso quell’attimo. Celebrare talvolta lascia un enorme senso di vuoto ma va bene così, è una scusa per poterlo rifare”, così Simone racconta la genesi del brano.